Incapaci aziendali

 

di Luca Berni, Executive Coach, Mentor & Trainer

Se lavori in azienda sei evidentemente un incapace! Questa non è solo una provocazione, ma è il messaggio che emerge dalle nuove mode in ambito consulenza e formazione. Non so se lo avete notato, ma sembra che tutti oggi si sentano in diritto di andare a “insegnare” alle persone che lavorano nelle organizzazioni come fare il loro lavoro. Non mi riferisco ai seri professionisti che hanno dedicato anni della loro vita: a lavorare, a studiare, ad analizzare le imprese cercando nuovi modi per renderle più efficienti, più performanti o semplicemente migliorarne l’ambiente. Queste sono persone serie che possono portare un grande valore aggiunto. Persone che, anche nel solo portare in azienda le esperienze di altri che si sono trovati in condizioni simili e raccontare le soluzioni che hanno trovato potrebbero giustificare il compenso che richiedono per la loro prestazione.

Io mi riferisco a quella pletora di personaggi che, avendo fatto tutt’altro nella vita, anche con successo, pretendono di presentarsi alle aziende insegnando loro come fare il loro stesso lavoro. Negli ultimi anni ne ho incontrati tanti: sportivi, militari, cuochi, maestri di yoga, musicisti, professionisti di non ben definite discipline “olistiche” (qualcuno mi spiegherà prima o poi cosa voglia davvero dire “olistico”, mia ignoranza), questi solo per citare quelli di cui ho avuto esperienza diretta, ma ce ne sono molti altri. Tutte persone accomunate dalla missione di andare a insegnare a chi lavora in azienda come si debba lavorare in azienda. Tutte persone accomunate dal fatto di non avere mai trascorso neanche un giorno in azienda. Ma chi ti dà il diritto di presentarti davanti a persone che fanno quel mestiere da anni a dir loro cosa fare e come farlo? Quali studi, ricerche o analisi hai fatto che ti permettono di affermare con certezza che le soluzioni che hai sperimentato nella disciplina in cui ti sei specializzato siano applicabili al mondo aziendale?

Già sento le risposte, basate su argomenti vaghi, talmente vaghi da essere applicabili a qualunque situazione. Risposte tipo: “nella mia esperienza io ho guidato squadre di [e qui mettetecelo voi: militari, cuochi, musicisti, sportivi…] e posso portare la mia esperienza.”; e cosa credi che abbiano fatto in azienda fino a quel momento? Oppure: “io porto la meditazione (o “mindfulness”, che è molto più cool) per permettere alle persone di vivere il loro lavoro con maggiore consapevolezza e migliorare le performance dei singoli e dei Team”; cioè, mi stai dicendo che se si dà alle persone la possibilità di concentrarsi lavorano meglio? Ma va? Non lo sapeva nessuno in azienda. Purtroppo la realtà organizzativa è un pochino più complicata di così.

Ciò che penso è che le aziende rappresentino semplicemente la possibile fonte di guadagno col potenziale di spesa più alto e tutti questi personaggi,  che evidentemente non riescono a vivere (o non ci riescono più) di ciò che sanno fare, si improvvisano consulenti di qualcosa di cui non hanno alcuna esperienza.

Di fatto parliamo di “falliti”, perché coloro che sono veramente eccellenti in ciò che fanno sono in grado di mantenersi con ciò che sanno fare e non hanno bisogno di andare a fare i consulenti aziendali improvvisati. Il grande Chef sarà troppo impegnato a mantenere l’eccellenza del suo ristorante per fare “altro”. Così come il grande direttore d’orchestra sarà costantemente impegnato nei suoi concerti o il suddetto “olistico” farà troppo tardi ogni sera per smaltire la fila di clienti fuori dal suo studio.

Io sono sempre stato a favore di ogni forma di contaminazione tra discipline diverse. Mi ha sempre incuriosito e piacevolmente intrattenuto ascoltare le storie di altri professionisti, da cui spesso ho tratto ottimi insegnamenti. Ma a ciascuno il suo mestiere. Non sono più disposto ad accettare di farmi dire – implicitamente – che non so fare il mio lavoro da chi non ha alcuna esperienza in contesti analoghi. Esattamente come loro! Quanti di questi pseudo consulenti accetterebbero di farsi fare una consulenza sul loro lavoro da un uomo o una donna d’azienda che non è mai sceso in campo, non ha mai cucinato, suonato, combattuto, meditato…

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