Coach e intelligenza emotiva

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Coach e Intelligenza Emotiva: 5 motivi per imparare a padroneggiare questa competenza


A cura di Maria Giovanna Venturini

 

Nel nostro lavoro di coaching, interfacciarsi con le emozioni dei clienti è inevitabile. 

Rimanere indifferenti o peggio scappare dalle emozioni non giova né al coach né al coachee. Anzi, quando le emozioni dei clienti si palesano accediamo a moltissime informazioni utili!

E tu come la pensi? 

Se fai fatica ad abbandonare l’idea che “le emozioni vanno lasciate fuori dalla sessione di coaching”, ecco 5 buoni motivi che ti faranno cambiare idea. 

Buona lettura!

 

1# Le emozioni sono una miniera di informazioni

 

Emozioni = informazioni preziose.

È un’equivalenza strategica per chi vuole raggiungere i propri obiettivi e in generale risultati eccellenti.

Non sapere riconoscere emozioni e stati d’animo ci fa perdere uno strumento preziosissimo per aiutare il nostro coachee nella decodifica dei suoi schemi mentali, dei suoi valori e di ciò che è veramente importante per lui/lei.Comprendendo le emozioni e individuando gli schemi mentali che contrastano il cambiamento del cliente possiamo sostenerlo nel mettere in pratica le azioni utili al raggiungimento del risultato desiderato.

 

2# Senza emozioni non si cambia

 

È dimostrato dagli studi più recenti condotti all’interno delle aziende: se non ci occupiamo delle emozioni, il 70% dei processi di cambiamento fallisce, anche se sono cambiamenti percepiti come positivi e desiderabili. 

Conoscere e praticare l’intelligenza emotiva ti permette di affrontare quelle emozioni che “remano contro” al cambiamento: alcune di esse infatti sono spiacevoli quindi il nostro cervello ci induce ad allontanarcene

Sai quali sono le emozioni che invece sostengono i processi di cambiamento? Al corso Emotional Intelligence for Coaches ne parliamo approfonditamente.

 

3# Conoscere quello che ti spaventa, ti aiuta ad affrontarlo

 

Per diventare “smart” con le emozioni è necessario lavorare su sé stessi. Il modo per farlo è:

– comprendere le proprie emozioni e i propri pattern comportamentali (schemi mentali);

– imparare a gestire il proprio stato e le proprie emozioni per prendere buone decisioni;

– esercitare l’empatia e la comunicazione intenzionale per costruire relazioni soddisfacenti e durature;

– esplorare le leve motivazionali proprie e quelle degli altri per raggiungere obiettivi di lungo periodo ed ecologici per se stessi e per il sistema “mondo” nel quale operiamo.

 

La paura è un’emozione importantissima: esiste per tenerci vivi, per metterci al sicuro dai pericoli. Spesso capita che non venga riconosciuta come “agente bloccante” dei processi di cambiamento.

Farlo invece è il primo passo per affrontarla, perché è possibile indagare quale sia il pericolo percepito che sta dietro alla paura, che spesso ha poco a che fare con la situazione attuale ma magari è un retaggio legato a esperienze passate.

Noi change agent ci rivolgiamo al futuro, ed è importante che sosteniamo chi lavora con noi facendo scegliere loro quale bagaglio portare con sé per affrontare questo viaggio nel cambiamento. 

Leggere i propri schemi e decodificare i messaggi che la paura porta, permette di farlo e di raggiungere con efficacia i risultati desiderati.

 

4# Esserci per sé stessi per esserci nella relazione

 

In un percorso di aiuto serve anzitutto presenza. Il tema della Conferenza Nazionale di ICF del 2021 verteva proprio su questo aspetto:

– equilibrio ed empatia;

– capacità di comprendere le proprie emozioni e di decodificarne il significato, gestendole al meglio per poter stare in ascolto di sé stessi e dell’altro;

– utilizzo del pensiero sequenziale, cioè capacità di fermarsi e di capire quale impatto hanno le proprie azioni sugli altri;

– assenza di giudizio e sincera curiosità.

 

Allenare noi stessi ogni giorno per essere presenti in questo modo è il primo passo per aiutare gli altri. Dare il buon esempio e soprattutto prepararsi: stiamo lavorando con delle persone ed entrando nel loro mondo

Possiamo fare davvero la differenza e da dove partiamo noi, da quanto conosciamo le dinamiche emotive nostre e dell’altro, la fa senz’altro.

 

5# Consapevolezza fa rima con il cambiamento e costanza

 

Come change agent, ognuno di noi ha la necessità di acquisire le competenze chiave dell’intelligenza emotiva prima di tutto lavorando su di sé: si chiama Self Awareness.

È la Self Awareness che ci permette di raggiungere quell’equilibrio e quella presenza di cui parlavamo sopra e che sostengono il lavoro (spesso faticoso) dei nostri coachee, intriso di emozioni – piacevoli e spiacevoli – che, se esplorate adeguatamente, facilitano il cambiamento duraturo e creativo e allontanano l’incostanza e la procrastinazione.

 

ALLENA LA TUA INTELLIGENZA EMOTIVA

Impara a padroneggiare
l’Intelligenza Emotiva per sostenere gli altri

 

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